Tratto da Car Carrozzeria

 

ERRARE E’ UMANO, PERSEVERARE DIABOLICO

Dopo lo stralcio dell’art. 8 del decreto Destinazione Italia il gotha di CNA Servizi alla Comunità fa il punto della situazione, durante un seminario svoltosi a marzo in cui convoca i presidenti e i funzionari territoriali per lanciare quella che dovrebbe essere la sua strategia per la difesa dei carrozzieri. Proviamo ad analizzare alcuni punti critici di quanto sarà diffuso capillarmente sul territorio e che per certi aspetti lascia sconcertati.

 

STRALCIO DELL’ARTICOLO 8 – LE VITTORIE HANNO TANTI PADRI

Nel documento di presentazione, si ringraziano tutti i partecipanti per aver contribuito a operare per lo stralcio dell’art. 8 del decreto Destinazione Italia. Si Può certo affermare che nelle confuse vicende che hanno caratterizzato l’iter di quel decreto le  Confederazioni si sono certamente adoperate per bloccarlo, questo è innegabile. Le sconfitte non hanno padri, le vittorie si. CNA però dimentica, nel suo documento, a quale disastro si stava per andare incontro se non vi fosse stata una rivolta dei carrozzieri il 15 gennaio che ha obbligato le confederazioni a modificare, all’ultima ora, emendamenti che, se fossero stati approvati, avrebbero con segnato il mondo della riparazione nelle mani delle compagnie attraverso la proposta di una cessione di credito preventivamente “concertata e condivisa” con il perito. Il documento omette di sottolineare che molti parlamentari avevano comunque depositato gli emendamenti precedenti e che l’operazione di bonifica è stata fatta dal gruppo di lavoro Federcarrozzieri con un’attività certosina. Insomma, c’èra una buona occasione per fare una sana autocritica, riconoscere che quello stralcio è dovuto al fatto che altre cinquanta organizzazioni riunitesi attorno alla Carta di Bologna, sono state in grado, coese come non mai, di rispondere punto per punto a tutte le storture di quel decreto presentando un set articolato di modifiche presentato da tutte, proprio tutte, le componenti parlamentari. L’obiettivo della Carta di Bologna era cercare di creare un dibattito interno alla maggioranza, cosa che è avvenuta grazie all’opera dell’On. Marco di Stefano in primis ma anche all’intransigenza del M5S e di Forza Italia che non hanno consentito al PD di fare, come è spesso successo, un accordo consociativo al ribasso.

 

SEPARAZIONE CONVENZIONATO INDIPENDENTE: UNA SCIOCCHEZZA

Nel documento si afferma due volte che l’idea di separare il convenzionato dall’indipendente sia un regalo alle lobby assicurative senza spiegare il motivo. Si può invece affermare il contrario per una semplice ragione di mercato: l’artigiano indipendente è tecnicamente “price maker” perché la sua tariffa è “pura” ovvero non condizionata da accordi con compagnie che, indipendentemente dall’indifferenza conclamata dell’Antitrust, operano in un regime oligopolistico. In poche parole chi è indipendente ha costi e prezzi che dipendono solo dal mercato, chi è convenzionato no. Tutelare l’indipendenza di chi ha deciso di operare solo ed esclusivamente con la propria clientela è garanzia di tutela del potere contrattuale, pur sensibilmente ridotto, di chi decide di convenzionarsi con una compagnia. L’indipendenza quindi garantisce anche chi indipendente non è.

 

PREOCCUPANTE MANCANZA DI UNA VISIONE DI INSIEME

CNA non tiene conto dei movimenti reali rifiutandosi di occuparsi del danno fisico, di questioni che riguardano la responsabilità nell’incidente e di questioni definite di “altra natura giuridica”. Un errore, un peccato di miopia che ricorda i tempi in cui le confederazioni accettarono senza particolari proteste il risarcimento diretto, soprattutto quando i patrocinatori andarono a bussare alla loro porta avvisando che quella procedura sarebbe stata il viatico per un sistema di convenzionamento di massa. E’ ovvio che gli artigiani non si occupano di danno fisico. Se ciò è vero i loro rappresentanti dovrebbero smetterla di diffondere dati errati sulla composizione dei risarcimenti stradali, come ha ripetutamente fatto CNA attraverso la redazione di audizioni e documenti consegnati al legislatore.

E’ però senz’altro criticabile il fatto che si tenti di operare isolati quando l’articolazione dei processi legislativi, tramontati gli schemi concertativi, predilige la cosiddetta dottrina dell’”avviso condiviso” ovvero la presentazione di pacchetti legislativi frutto di un accordo tra tanti attori.

Gli attori principe del sistema RC Auto sono le Vittime della Strada, i cui diritti vanno dalla riparazione dell’auto al risarcimento per le lesioni fisiche, e gli assicurati. Non aderire a priori ad una strategia, rivelatasi vincente, come quella promossa dalla Carta di Bologna, volta a creare una piattaforma unitaria tra i rappresentanti di gruppi eterogenei, dai patrocinatori agli avvocati, dagli artigiani alle associazioni dei consumatori e delle Vittime è indice di “tafazzismo” istituzionale.

 

LA COMPLESSITA DEL MONDO DELLA RC AUTO

Un altro errore importante è chiedere al legislatore di firmare un progetto di legge limitato solo alla riparazione quando gli interessi in gioco sono tanti. E’ infatti ormai chiaro che la composizione di organismi come IVASS e Antistrust, due autorità che negli ultimi tempi hanno sposato solo i programmi riduzionisti e oligopolisti dell’ANIA, deve entrare nelle richieste da porre sull’orizzonte del legislatore. Se si vuole essere veramente credibili è bene anche proporre qualcosa di serio in materia antifrode e anche essere d’accordo sull’inasprimento delle pene per i pirati della strada senza però creare un nuovo genere di reato. Insomma bisogna avere una visione a tutto campo, costruire alleanze ed essere capaci di farlo.

 

ALLEANZA CON LE ASSICURAZIONI E DELEGA AL CARROZZIERE

L’estensore del documento, forse pensando di essere un novello Metternich, annuncia azioni di contrasto contro i progetti di Hub dell’Unipol e di Sai Presto e Bene. Per ora, soprattutto su Bologna, abbiamo solo assistito a riunioni che parevano più le sedute di autocoscienza di Nanni Moretti in Ecce Bombo. Se le premesse del piano strategico sono infatti desolanti, ci sono due punti sui quali la critica diventa un forte disappunto. Si chiede ancora un tavolo con le compagnie assicuratrici concedendo a priori alle stesse lo strumento che loro desiderano per tenere sotto capestro le imprese artigiane, ovvero un declassamento della cessione di credito (ritenuta, per bontà di CNA, uno strumento garantito dal codice civile), a delega di pagamento, non opponibile in giudizio né al danneggiato né alla compagnia.

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Ancor più grave è che alla creazione di una specie di “fiduciariato di massa” delle imprese artigiane non corrisponde alcuna contropartita in termini di prerogative che non siano già oggi disponibili ad un carrozziere indipendente. In poche parole si offre su un piatto d’argento ad una controparte potentissima una bella fetta di potere contrattuale.

 

CONCLUSIONE

Chi ha redatto il documento strategico non ha alcun reale desiderio di tutelare le imprese artigiane ma solo di arrivare a fare un tavolo di concertazione con una piattaforma al ribasso solo per affermare la sua esistenza in un contesto dove il potere contrattuale delle Confederazioni, nel settore della riparazione, pare essere prossimo allo zero. Tentare di riacquistarlo imponendo strumenti che possano rinvigorire il valore della tessera impoverendo però un settore in grave crisi è qualcosa che va contrastato a tutto campo. La base dei tanti artigiani appartenenti a CNA non dovrebbero farsi troppo incantare da parole e iniziative vuote di contenuti. Perché poi si voglia proseguire con una politica di accordi pseudo-sindacali con le compagnie assicuratrici è un vero mistero. Non abbiamo alcun retro pensiero, anche se, osservando la tessera di CNA, ci viene in mente quel famoso aforisma di Andreotti “A pensare male si fa peccatoma spesso ci si azzecca”.

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Dott. Stefano Mannacio (Promotore della “Carta di Bologna”)

 

Si ringrazia Car Carrozzeria

 

 

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