LA MIGLIORE DIFESA E’ L’ATTACCO
MONTI ALLA SCUOLA DEL PARTITO COMUNISTA
Durante la sua visita in Cina il Presidente del Consiglio Monti ha affermato, alla Scuola del Partito Comunista, davanti alla presenza austera di alti funzionari, “che il sistema capitalistico ha molti, molti vantaggi rispetto al sistema inaugurato all’epoca dall’Unione sovietica; tuttavia credo che ogni sistema riesca a mantenersi nel tempo, evolvere e a migliorare se tenuto sotto pressione da qualche sfida competitiva. Ciò è accaduto fino all’89 e poi è diventato dominante. Ha vinto il migliore, ma diventando monopolista si è un po’ rilassato…”.
UN CAPITALISMO SENZA CONCORRENZA
Perché il sistema è da revisionare? Cosa non ha funzionato dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi? Perché si è esaltato il processo di globalizzazione dei mercati quasi fosse la “fine della storia” come detto dal politologo Fukujama? Proviamo ad osservare l’evoluzione dell’economia dei paesi industriali, negli ultimi vent’anni: si è via via sempre più“finanziarizzata” delegando a paesi come la Cina, il Messico, l’est Europa, l’India la produzione di beni. L’economia reale dei paesi occidentali che, prima del crollo de comunismo, era sostenuta dal debito è poi stata ancorata a tassi di interesse bassi mentre il mercato finanziario ha inventato prodotti sofisticati, come i contratti derivati, che, in assenza un sottostante reale, hanno reso il capitalismo un campo minato. Per partecipare all’acquisto e alla negoziazione di tali prodotti le imprese devono avere un alto potenziale di investimento e capacità di raccogliere informazioni certamente non disponibili ad un piccolo imprenditore artigiano, cui è stata riservata, attraverso il mercato al dettaglio, l’illusione di arricchirsi attraverso investimenti in borsa o l’acquisizione di bond ad alto rischio. In alternativa i bassi tassi di interesse hanno dirottato molta liquidità su investimenti nel mercato immobiliare. Insomma un sistema paragonabile a una macchina da corsa che sfreccia senza freni su una strada piena d’olio. Il residuo di tale impostazione lo stanno sperimentando proprio gli artigiani alle prese peraltro con una stretta creditizia senza precedenti.
I PROTAGONISTI DAI PRODUTTORI AI FINANZIERI
L’emblema del capitalismo nostrano è stato, nel bene e nel male, un imprenditore come Agnelli. Oggi si farebbe fatica a identificare un nome così trainante. E’ più semplice leggere i giornali e percepire il potere contrattuale del binomio banche e assicurazioni, intoccabili player di un una forma di “parastato”; un tandem che ha subito grossi processi di concentrazione e ristrutturazione che, nel mondo assicurativo, hanno portato alla creazione di un mercato senza concorrenza gestito solo da quattro gruppi.
POTERE CONTRATTUALE
Se questo è il quadro, la logica conseguenza è che il nuovo capitalismo finanziario è in grado di intervenire nell’arena legislativa e ottenere risultati utili per i propri interessi, magari riuscendo ad organizzare il consenso di una pletora di associazioni dei consumatori o di categoria, parlamentari e senatori in grado di vendere tali interessi come interessi generali del paese.
CARROZZERIE INDIPENDENTI ANCORA PER QUANTO?
Dalla teoria alla pratica il passo è brevissimo. Scampato il pericolo dell’approvazione dell’art. 29 comma 2, l’Ania emana una circolare interpretativa del decreto liberalizzazioni dove, finalmente si comprende che tale formulazione era stata voluta dalle compagnie ma previa interessamento “ufficioso” del governo e, soprattutto, del Sottosegretario Catricalà ex presidente dell’antitrust. Ecco la frase: “Il Parlamento non ha inteso accogliere le proposte del settore assicurativo dirette a prevedere un meccanismo che incentivasse tale modello liquidativo alternativo attraverso condizioni diverse e più eque rispetto a quella delineata nel testo originario del comma 2, che disponeva una brutale riduzione del 30% del risarcimento pecuniario per i danneggiati che non avessero accettato la riparazione diretta, senza neppure precisare il montante cui applicarla. La proposta del settore prevedeva che, in caso di rifiuto del danneggiato di avvalersi delle strutture riparative convenzionate con l’impresa, il risarcimento pecuniario scelto dal danneggiato non potesse superare la spesa effettiva che avrebbe sostenuto la compagnia per la riparazione del veicolo. Tale proposta, condivisa ufficiosamente anche dal Governo, non è stata accolta in sede di conversione in legge del decreto.”
UN MILIARDO DI EURO ALLE COMPAGNE
Uno studio della società di analisi finanziaria Chevreux evidenzia che il Decreto liberalizzazioni avrà un impatto positivo sulle Assicurazioni, consentendo loro di ridurre i costi di risarcimento per i danni fisici minori. Infatti, per il risarcimento delle microlesioni, come quelle dovute al colpo di frusta, serve ora una prova, un esame strumentale come radiografia, risonanza o altro. Il taglio dei risarcimenti per le lesioni fisiche di minore entità potrebbe generare addirittura un miliardo di euro di risparmio per compagnie a caccia di denaro fresco. I premi si abbasseranno? La solita favola.
UNIPOL – FONSAI: ISVAP CONTRO ISVAP
Tutto previsto, niente calcolato. Si comincia ad indagare sul perché l’ISVAP non abbia commissariato già da tempo una compagnia tecnicamente fallita a causa di investimenti e operazioni finanziare azzardate. Vi sono settori dell’autorità di controllo l’uno contro l’altro armati sul concedere o no l’autorizzazione alla fusione tra Unipol e Fonsai. Ne vedremo delle belle.
SARA – PRA – ACI
Attacco frontale dell’ACI, un altro ente che gestisce privatamente l’inutile ma costoso PRA e possiede una compagnia capitanata dal “Torquemada” della RC Auto, il Dott. Alessandro Santoliquido, che presenta “Il libro nero della RC Auto” scritto su commissione da un giornalista di Repubblica e un progetto di legge che, all’art 3 recita : “In alternativa al risarcimento per equivalente, è facoltà delle compagnie offrire, nel caso di danni a cose, il risarcimento in forma specifica. In questo caso se il danneggiato accetta e il risarcimento è accompagnato da idonea garanzia sulle riparazioni, di validità non inferiore ai due anni, per tutte le parti non soggette ad usura ordinaria, il danneggiato deve far riparare l’autoveicolo presso un’ officina convenzionata con la compagnia di assicurazione. Contrariamente, nel caso in cui il danneggiato proceda alla riparazione del danno in officine non convenzionate con la compagnia di assicurazione, quest’ultima può limitare la liquidazione del danno all’importo della fattura che avrebbe sostenuto presso la propria officina”.
ATTACCO CONCENTRICO
Una corretta interpretazione dei massimi sistemi aiuta a ragionare meglio sulla vita di tutti i giorni. Gli attacchi delle imprese di natura finanziaria alla redditività di chi ancor oggi osa usare le mani per produrre reddito sono sempre più frequenti e virulenti. Abbiamo, per concludere, letto anche di lettere dal sapore minatorio di alcune compagnie che intimano al cliente di far riparare il proprio mezzo solo presso carrozzieri convenzionati, pena il mancato pagamento della fattura.
UNA INIZIATIVA FORTE
Non ci si può rilassare dopo la vittoria sul decreto liberalizzazioni. La neonata Federcarrozzieri propone produrre un documento da inviare all’autorità Garante della Concorrenza e del mercato e chiederà a tutte le organizzazioni di sottoscriverlo e di apportare le eventuali integrazioni e modifiche. Ma l’agenda di iniziative, incontri e riunioni è fitta perché quest’estate non si potrà certo stare al mare e assistere a un blitz delle compagnie che amano il caldo per ottenere qualcosa da un legislatore armato di paletta e secchiello. Un momento unitario è importante per contrastare chi (come le Compagnie) tende ad imporre la ferrea legge del “divide et impera”.
Autore Dott. Stefano Mannacio
Pubblicato su Car Carrozzeria
Un dividendo tra politica ferrea e assicurazioni giusta riflessione appoggiata da una visione ampia e commerciale da chi è cresciuto grazie al popolo Italiano che affianca la politica passo dopo passo creando dei dettami ben certi scusate se quello che penso lo scrivo ma segue delle regole ben precise dai dettami del monopolio di chi ha acquisito vari marchi italiani e un bel giorno è andato a Lisbona (strategie di Lisbona ) tutto è partito dalla garanzia sulle auto usate poi si è fatto un piano di marketing che arrivava a far chiudere tutti coloro che non facevano parte di un marchio di modo che i carrozzieri che chiudevano andassero a chiedere lavoro presso le concessionarie che a loro volta fanno da padrone in un mercato monopolitico e a loro piacimento appoggiano anche le compagnie di assicurazioni globalizzando il mercato e completando un piano di azione ben mirato ( marketing a lungo termine ) quindi penso che possiamo soltanto trovare una strategia di adattamento e non di battaglia ; che ne pensa Stefano Mannaccio?
in attesa Saluti
Resoconto della realtà in cui ci troviamo ,siamo pedine nelle mani di chi pensa che tutto a un prezzo.
A chi pensa al proprio orticello sminuendo quello del vicino,attenzione perché se insieme al vostro vicino non prevenite le infestazioni prima o poi anche il vostro orticello verrà infestato.
Finalmente non si parla solo di come difenderci ma si concretizza cosa fare per imporci..
Rimane sempre lo slogan loro sono potenti ma noi siamo in tanti . Non importa se siamo ,federazioni , associazioni , consorzi,prima di tutto siamo piccole aziende ma di grande spessore se le uniamo .
Non basta lavorare e basta dobbiamo farci riconoscere come risorsa ,
perché insieme i numeri cambiano non è la stessa cosa dire” ho 5 dipendenti ” invece di” abbiamo 7000 dipendenti ” le cose cambiano.
SIAMO D’ACCORDO, NON BISOGNA ASPETTARE PER POI DIFENDERCI, BISOGNA ATTACCARE, PROPORRE, FARCI SENTIRE, MOSTRARE I MUSCOLI. BASTA COL SENTIRCI PICCOLI ED IMPOTENTI. L’UNIONE FA LA FORZA E NOI SIAMO UNITI.
Tratto da Automobilista.it
http://www.automobilista.it/ma-davvero-il-governo-monti-aveva-ufficiosamente-approvato-questa-robaccia/