Caro Collega, desidero metterti al corrente dell’esito di una sentenza importante.

Martedì 16 ottobre 2012 è una data che verrà ricordata a lungo nel settore dell’elettronica e delle telecomunicazioni.

La Cassazione conferma la sentenza della Corte di Appello di Brescia del 22.12.2009 che condannò l’INAIL a corrispondere ad un manager la rendita per malattia professionale prevista per l’invalidità all’80% legata all’uso di cordless e cellulari per motivi professionali.

Il manager aveva agito in giudizio deducendo che, in conseguenza dell’uso lavorativo protratto, per dodici anni e per 5-6 ore al giorno, di telefoni cordless e cellulari all’orecchio sinistro aveva contratto una grave patologia tumorale (il neurinoma del Ganglio di Gasser).

La sentenza rappresenta un decisivo passo verso il riconoscimento completo dei reali rischi per la salute da esposizione alle onde elettromagnetiche.

Oltre al riconoscimento della correlazione causa-effetto tra utilizzo del cellulare e/o cordless e patologie invalidanti, la sentenza introduce un altro elemento di assoluta rilevanza: le indagini nei luoghi di lavoro non possono essere eseguite sulla base di valutazioni che escludano a priori alcune fonti, ritenendole ininfluenti.

Questo significa che in ambito di Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro chi ha fatto una valutazione sulla base della norma EN 50499 , ovvero solo sulla base degli effetti immediati sulla salute (Come prescrive il DLgs 81/2008) , non è esente dal rischio ( il datore di lavoro) da una possibile condanna in quanto questa sentenza chiama in causa effetti su lungo termine.

Il problema consiste nel fatto che gli effetti cancerogeni dovuti ai campi elettromagnetici su tempi di esposizione lunghi non sono stati ancora dimostrati. Non è stato però neanche dimostrato il contrario

Come comportarsi ?

A questo punto, poiché la sentenza crea un precedente , anche se non supportato da considerazioni scientifiche condivise (non esistono limiti di riferimento e non è per l’appunto dimostrata o non dimostrata la reale incidenza del fenomeno) diventa necessario per tutelare il Datore di Lavoro aggiornare il processo di valutazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici tramite l’unico processo applicabile, da non considerare come questione scientifica, ovvero il Principio di Precauzione (Esposizione zero).

Quindi in sintesi :

– Mettere in campo procedure in modo da annullare ogni esposizione CEM come per esempio il divieto di utilizzo dei telefonini in ambito lavorativo a meno che non venga utilizzato un auricolare ( non bluetooth) e che il telefono non venga appoggiato sulle gambe o altre parti del corpo. Riduzione dell’utilizzo di cordless e sistemi radio.

– Rivedere tutte quelle postazioni di lavoro dove gli addetti sono esposti a valori di campi elettromagnetici anche minimi. (elettrodotti, cabine, wireless, ecc)

Occorre precisare quindi che la sentenza del giudice non è una dichiarazione della scienza che afferma che i campi elettromagnetici sono cancerogeni ma bensì una questione legale basata sulla mancanza di certezze tipiche della scienza difficilmente interpretabili dal punto di vista processuale.

Il problema della soglia da rispettare è importante. Non essendo definita non è neanche possibile prendere il valor zero come riferimento, in questo caso bisognerebbe abolire tutti i PC, i fax, ecc. e la cosa non è praticabile.

La questione diviene estremamente rilevante soprattutto nel caso in cui nessuno riesca a sovvertire questa sentenza.

Scarica la Sentenza

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