Alessio Maioli dell’Autocarrozzeria Palai, Montopoli in Val d’Arno (Pisa), è un bel personaggio, tutto da gustare in questa in questa chiacchierata con noi.

Ciao Alessio, quando nasce la Carrozzeria Palai? E dove siete? E che ruolo ricopri?
“L’Autocarrozzeria Palai nasce a Capanne, una piccola frazione nel comune di Montopoli in Val d’Arno, nel 1978, grazie alla passione di due fratelli, Ascanio e Giuliano Palai. Tuttora opera nella stessa località anche se ha abbandonato nel 1982 la sede originaria per spostarsi in una sede più adeguata. Nel corso degli anni si è aggiunto un socio, Stefano Forconi, e dal 2008 io ho preso il posto di Giuliano che nel frattempo è andato in pensione. La cosa buffa è che ogni socio ha 10 anni in meno del precedente: quando si dice programmare… Io all’interno della carrozzeria sono entrato nel 1996 come ragioniere. Nel 2008 ho fatto prendere un attacco di coronarie alla mia mamma con la notizia della mia imminente entrata nella società. Credendo che per farlo si dovesse per forza entrare in officina e partecipare alle lavorazioni, mi apostrofò incredula: ‘Oh bimbo, ma te ‘un lo sai mica fare quel lavoro!’. Non faticai troppo a fargli capire che in officina non mi fanno neppure entrare con la paura di vedermi all’opera. Ragionieri si nasce… e si rimane. Visto che in officina non mi fanno lavorare, mi do da fare al di fuori della carrozzeria. Oltre che socio della stessa, sono anche segretario del Consorzio Carrozzieri Italiani e vice presidente di Casartigiani – Pisa Sez. Autoriparatori”.

C’è una vostra carta dei servizi, ce ne parli?
“La nostra Autocarrozzeria offre un’ampia gamma di servizi, dai più classici di riparazione ai più innovativi legati alla verniciatura, all’igienizzazione dell’abitacolo con trattamento ad ozono e alla rigenerazione dei proiettori, molto richiesta in questo periodo”.

Avete anche un fiore all’occhiello?
“Sicuramente il nostro fiore all’occhiello è la cabina di verniciatura RAPTOR – CMC la quale, tramite una serie di lampade ad infrarossi, modulari in base alla superficie da essiccare, funziona totalmente ad energia elettrica garantendo ottimi risultati in termini di qualità e di sostenibilità ambientale. Siamo stati i primi in Toscana ad utilizzare questo sistema estremamente innovativo di verniciatura e ne siamo orgogliosi”.

Siete indipendenti o convenzionati?
“Siamo indipendenti. Anche se non lo siamo sempre stati per un motivo molto semplice: abbiamo sempre voluto collaborare con chi era disposto a collaborare con noi. Il nostro socio Ascanio Palai è stato uno dei fautori dell’Accordo Ania-OO.AA. e anche dopo la fine di quella che noi consideriamo una esperienza positiva, abbiamo cercato di tenere con le compagnie assicuratrici un rapporto di correttezza reciproca. Poi qualcosa è cambiato nella loro strategia e quella che per un periodo è stata una normale scelta commerciale, si è trasformata in un obbligo contrattuale. Al di la della sostenibilità legale e dell’opportunità di vincolare il proprio cliente indirizzandolo in strutture convenzionate, il punto è che a noi non interessano i clienti purché siano: noi vogliamo clienti che sanno esattamente dove vanno a riparare l’auto e che se ci hanno scelto l’hanno fatto in virtù di un rapporto di fiducia con noi o con chi li ha indirizzati presso la nostra struttura. O magari perché siamo stati bravi a meritarci la loro fiducia tramite una pubblicità che va anche oltre al semplice passaparola. Non certo grazie a un cavillo firmato per risparmiare qualche euro che niente ha a che fare con la consapevolezza della nostra professionalità e cortesia. La nostra è un’azienda che opera con spirito familiare e non vogliamo certo snaturare la nostra peculiarità per esigenze di bilanci che non ci riguardano. Se infatti si vanno a leggere le condizioni richieste in certe convenzioni, allora la nostra scelta diventa obbligata. Quando si devono, in virtù di una canalizzazione tutta da dimostrare, abbassare le condizioni economiche che permettono un giusto guadagno, alla fine questa riduzione del margine andrà a ricadere (salva l’intenzione di fare beneficenza) inevitabilmente sul nostro cliente e poiché il cliente è l’unico vero patrimonio che abbiamo, non credo meriti di essere sacrificato per consentire alle assicurazioni di confermare gli utili stratosferici di questi ultimi anni. Anni in cui una cosetta chiamata crisi ci tiene tutti con il fiato sospeso. Quasi tutti”.

Perché avete aderito a Federcarrozzieri?
“Va premesso che personalmente ho sempre auspicato un modo per unire tutte le carrozzerie che avessero voluto rimanere indipendenti e non a caso faccio parte in qualità di segretario, del Consorzio Carrozzieri Italiani, consorzio nato proprio dall’esigenza di identificare quella parte della categoria non disposta a scendere a compromessi al ribasso tramite convenzioni con le assicurazioni. Abbiamo aderito a Federcarrozzieri perché in questi anni hanno dimostrato di avere buone idee e progetti concreti, supportati da professionisti di qualità eccelsa. Oltre a seguirli tramite il blog, io ho iniziato letteralmente a pedinarli dalla presentazione della Carta di Bologna in poi in quasi tutti i convegni organizzati, uno dei quali anche dal nostro Consorzio. Sentire argomentare le varie proposte e controproposte mi è servito per maturare la consapevolezza di essere dalla parte giusta. Consiglio vivamente a chi non ha mai seguito un convegno organizzato da o con Federcarrozzieri, di togliersi lo sfizio di partecipare ad uno. In questi convegni organizzati da carrozzieri come noi, si respira sempre un’aria propositiva, anche quando siamo costretti a trovare argomentazioni per difenderci da provvedimenti scriteriati come il ddl concorrenza presentato dal governo a febbraio”.

Di Oxygen che dici?
“Uno dei progetti partito felicemente da qualche mese ha dato proprio una svolta al ruolo di Federcarrozzieri. Con Oxygen l’associazione si è proposta come garante di un servizio puntuale e preciso della gestione del sinistro. All’inizio eravamo un po’ titubanti nell’utilizzare questo strumento perché questo voleva dire rompere un’abitudine che tutto sommato sembrava scorrere bene. Poi abbiamo valutato le svariate situazioni difficoltose che si venivano a creare, ciascuna per esigenze diverse delle varie compagnie, e le difficoltà oggettive per risolverle. Da allora abbiamo deciso che eravamo stufi di chiedere come un favore ciò che ci doveva essere riconosciuto come un diritto. Così i vari problemi con determinati periti, determinate assicurazioni, determinati centri di liquidazione, determinati call center… semplicemente non ci riguardano più. Abbiamo ricominciato a concentrarci esclusivamente sul lavoro e sulla documentazione dello stesso. Quello che poi dovrebbe essere sufficiente in qualsiasi altra attività”.

Cid personalizzati: in base alla tua esperienza, ti sono utili?
“Un’altra felice novità da parte di Federcarrozzieri è stata la proposta di fare dei cid personalizzati. La nostra azienda ha aderito immediatamente in quanto ci è sembrato un ottimo veicolo promozionale da omaggiare ai nostri clienti per consentirgli di avere i nostri contatti sotto mano al momento giusto. Lo consiglio veramente a tutti, anche perché in certi momenti si fatica ad essere lucidi. Far trovare i nostri contatti sulla pagina principale del cid. può essere di grande aiuto al nostro cliente, prima che qualcuno gli consigli scorciatoie antipatiche”.

Ipotizziamo che il disegno legge concorrenza, nella parte relativa alla Rca, diventi legge: quali conseguenze negative?
“Si aprirebbero scenari demoralizzanti. A di là dei numeri piuttosto allarmanti sulla chiusura delle carrozzerie indipendenti e sui licenziamenti dei loro collaboratori, c’è una questione di principio ancora peggiore: l’idea di avere investito tutta la propria vita in questa attività e che il lavoro ad un certo punto non consenta di far fronte ai propri impegni per svariati motivi a esso legati, può essere brutta ma in qualche modo uno che prende questa strada lo mette in conto; trovarsi invece in questa situazione perché lo decide una legge con la spiritosa motivazione di creare più concorrenza, andando invece a creare un mercato chiuso gestito quasi totalmente dalle assicurazioni (principalmente da 3 grandi gruppi), per tutelare l’interesse del più forte a scapito del più debole questo sarebbe veramente seccante. E lo sarebbe perché si formalizzerebbe un’ingiustizia, che non è certo il compito di chi amministra un Paese. Verrebbe da pensare di cercare fortuna altrove ma se ad andarsene sono sempre quelli che chiedono solo di poter vivere onestamente del proprio lavoro, alla fine chi ci rimane in questo Paese? È davvero il Paese dei furbi l’unica Italia possibile? Finché c’è Federcarrozzieri, c’è speranza”.