A fine marzo 2016, quando è entrato in vigore il reato di omicidio e lesioni stradali, i tg titolavano: “Incidenti, sanzioni dure per chi guida ubriaco”. In effetti, l’obiettivo del disegno legge iniziale era quello: punire in modo più severo chi causa sinistri sotto l’effetto di alcol o droghe. Ma poi il ddl ha preso una piega strana, tanto che nella legge finale c’è una regola molto delicata, passata inosservata: quella che riguarda le lesioni stradali con prognosi superiore ai 40 giorni.

Cinque lunghissimi anni senza guidare
Facciamo subito un esempio, così ci capiamo. Un automobilista non ubriaco, non drogato, un padre di famiglia che lavora in modo onesto, fa un incidente. Piccolo. Dovuto a una distrazione imperdonabile. Nel sinistro, schiaccia il piede di un passante. Che va al pronto soccorso: prognosi oltre i 40 giorni. Vuol dire che in quel periodo è ko e non può lavorare o fare altre attività: una malattia o un’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai 40 giorni. La questione arriva sul tavolo del Prefetto: in base alla legge sul reato di omicidio e lesioni stradali, il Prefetto deve disporre la sospensione della patente dell’automobilista fino 5 anni, prorogabili. Basta un minimo di colpa. Ossia di imperizia, imprudenza, negligenza del guidatore. Lo ha evidenziato il ministero dell’Interno con la circolare del 25 marzo 2016, dedicata agli effetti della legge 41/2016. Dopo la sospensione della patente da parte del Prefetto, si arriva al processo, e qui può scattare la revoca fino a 5 anni. Nel mentre che attende la sentenza, l’automobilista non guida, perché senza patente. Come dire: una vita rovinata. Magari con guai a catena: senza patente, molti perdono il lavoro.

Complicazioni infernali
Si tenga anche presente che le cose si complicano notevolmente nel caso in cui gli sfortunati siano due: l’automobilista distratto, e la vecchina di 90 anni. O un altro soggetto particolarmente debole. Per la povera nonnina, basta un nonnulla e la lesione supera i 40 giorni: l’organismo è debole, il corpo è delicato. Inimmaginabili poi le complicazioni per casi ancora più intricati. Ipotizzate che l’automobilista non sia per nulla distratto, e che una persona voglia solo suicidarsi gettandosi sotto la macchina del malcapitato. Il risultato, grazie alla frenata o alla sterzata del guidatore, può essere una lesione superiore ai 40 giorni. L’automobilista dovrà spiegare che la persona voleva suicidarsi, dovrà dimostrare di non avere colpe nel sinistro: una prova diabolica. Questa legge sull’omicidio e le lesioni stradali apre scenari inquietanti. Va bene un’eventuale sospensione della patente; ma spetta al giudice valutare caso per caso, in base alla gravità: serve un minimo di discrezionalità, basata sul buon senso. I 5 anni di stop patente, rigidi, fissi, automatici, sono un’esagerazione.