Il mercato francese dei ricambi di carrozzeria è ufficialmente liberalizzato. Con una sentenza destinata a pesare sull’intero settore europeo, la Corte di Cassazione francese ha stabilito che paraurti, fari, specchi, parafanghi e altri componenti estetici dell’auto possono essere prodotti e venduti anche al di fuori dei canali ufficiali delle case costruttrici. Un verdetto che cancella ogni dubbio interpretativo e mette fine a un sistema che per decenni ha limitato la concorrenza.

Un nodo irrisolto dagli anni ’90

La decisione arriva al termine di una vicenda normativa complessa, nata con la Direttiva 98/71/CE sui disegni e modelli, che negli anni ’90 aveva lasciato agli Stati membri la possibilità di scegliere se aprire o meno alla concorrenza nella produzione dei ricambi “visibili”.

Quella scelta creò un’Europa a due velocità: alcuni Paesi liberalizzarono subito, altri – tra cui Francia, Germania e Spagna – mantennero una forte protezione a favore dei costruttori. Da allora, il dibattito non si è mai davvero fermato. Già nel 2005 si denunciava il rischio di prezzi gonfiati e concorrenza soffocata. Nel 2015 il tema tornò con forza, sostenuto dalle principali associazioni dell’aftermarket europeo, ma senza approdare a una riforma concreta.

Solo con la Direttiva UE 2024/2823 l’Europa ha imboccato la strada della piena armonizzazione, imponendo agli Stati membri l’introduzione della clausola di riparazione entro il 2032.

Il caso francese: una riforma incompleta, poi lo spartiacque della Cassazione

In Francia un primo intervento era arrivato con la legge Climat et Résilience (2021), che dal 2023 aveva liberalizzato il mercato dei vetri e consentito ai fornitori di primo equipaggiamento di vendere anche altre parti della carrozzeria. Contestualmente, la protezione dei disegni e modelli era stata accorciata da 25 a 10 anni.

Restava però una questione delicata: secondo le case automobilistiche, la riforma avrebbe dovuto applicarsi solo ai modelli registrati dopo il 1° gennaio 2023. Un’interpretazione che avrebbe mantenuto sotto controllo dei costruttori la maggior parte del parco circolante.

La Cassazione ha ora smontato quella lettura. La liberalizzazione, ha chiarito, vale anche per i modelli anteriori al 2023. Di conseguenza:

  • i vetri possono essere prodotti e venduti da chiunque;

  • le altre parti visibili possono essere commercializzate dai fornitori di primo impianto in concorrenza con le case auto;

  • i ricambi con disegno o modello registrato da oltre dieci anni sono completamente liberi anche per i produttori indipendenti.

È la fine di un sistema che per oltre vent’anni ha frenato nuovi ingressi e reso più costose le riparazioni.

Un tassello fondamentale nella trasformazione europea

La sentenza francese si inserisce nel percorso avviato dalla Direttiva 2024/2823, che renderà obbligatoria la clausola di riparazione in tutta l’UE entro la fine del 2032. Un traguardo fortemente sostenuto da FIGIEFA, AFCAR, CLEPA e dalle principali associazioni nazionali dell’aftermarket, come ADIRA in Italia.

Con l’eliminazione delle ultime incertezze, produttori indipendenti e Tier1 possono ora contare su un quadro più stabile per investire. Per carrozzieri e automobilisti, si prospetta una maggiore disponibilità di ricambi e una competizione più sana sui prezzi.

La svolta francese rappresenta dunque un passo decisivo verso un aftermarket europeo più aperto, moderno e competitivo.