Mondo ACI

 

 

 

 

 

L’Aci vive in un mondo tutto suo. Fatto di tecnologie per dimezzare le vittime della strada, e di pulsanti elettronici per chiamare soccorsi in caso d’incidente. Embè, vi chiederete voi, che c’entra questo con un blog sui carrozzieri indipendenti come ilCarrozziere.it? C’entra eccome, perché dimostra quanto l’Automobile club d’Italia sia distante dalla realtà degli automobilisti, dai veri problemi di chi guida. Seguiteci passo passo per arrivare al cuore della questione.

Tutta la teoria campata sulle nuvole

Nelle nostre città, spiega l’Aci, un minuto su 4 in auto è sprecato nel traffico e nella ricerca di un parcheggio. La congestione stradale ci costa oltre 5 miliardi di euro ogni anno, a cui vanno aggiunti molti dei 30 miliardi di spesa sociale per incidenti stradali. Secondo l’Aci, la rivoluzione copernicana è rappresentata da “Galileo”, il sistema satellitare civile europeo. Inoltre, spiega l’Aci, si possono salvare fino 2.500 vite umane ogni anno sulle strade d’Europa e risparmiare oltre 20 miliardi di euro di spesa sociale, riducendo fino al 50% i tempi di intervento dei servizi di emergenza a seguito di incidente: questi gli obiettivi del sistema eCall. In caso d’incidente, il dispositivo manda automaticamente una richiesta georeferenziata di assistenza a una centrale operativa, che risponde su tutto il territorio europeo al numero 112. Da qui partono poi i soccorsi.

La triste realtà

A dire il vero, in questo momento, l’Italia non ha neppure il 112 unificato. Siamo la pecora nera del Vecchio Continente, tanto che l’Unione europea ha in mente di bastonarci con una mega-multa di circa 200.000 euro al giorno. Che tutti dovranno pagare, automobilisti inclusi. All’estero, chiamando il 112, si attiva un call center che localizza la telefonata e fa intervenire il mezzo di soccorso richiesto; nel nostro Paese, contattando il 112, rispondono i Carabinieri, con un servizio di risposta in lingua straniera. Il commissario europeo Neelie Kroes ci ha già bacchettato più volte: l’Italia, sin dal 2009, avrebbe dovuto realizzare un call center capace di ricevere e inoltrare gli allarmi alle varie centrali operative di secondo livello quali Vigili del fuoco, Polizia di Stato, Carabinieri, Soccorso sanitario, Guardia di finanza, Soccorso alpino, Guardia costiera, Corpo forestale, Polizia locale. A oggi, nel 2013, è utopia. Figuriamoci se siamo in grado di portare avanti un discorso come l’eCall.

Veniamo al dunque: le richieste fotocopiate dall’Ania

Per abbattere le tariffe Rc auto del 30%, l’Aci suggerisce di modificare il periodo entro il quale va chiesto il risarcimento per i danni derivanti da incidente stradale: attualmente è di 2 anni e ciò costituisce “un comodo incentivo per comportamenti fraudolenti”. Secondo, l’Aci propone l’approvazione della tabella unica nazionale per i danni fisici dal 9 al 100 per cento e una nuova disciplina del danno morale ai superstiti. Peccato che la tabella del punto unico non corrisponda alla realtà biologica; il valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità è del tutto inadeguato a risarcire equamente il danno a un bene prezioso quale il bene salute. Ed ecco il cuore della questione: l’Aci tifa per il risarcimento in forma specifica per i danni alle cose. Nel caso in cui la Compagnia offra al danneggiato questa forma di risarcimento, questi deve fare riparare la propria vettura presso le officine convenzionate della Compagnia stessa. Non lo fa? Allora il risarcimento è limitato a quanto l’Assicurazione avrebbe speso presso una propria officina convenzionata. L’aspetto clamoroso della vicenda è si tratta di proposte fotocopia a quelle volute dall’Ania. Con un distinguo. L’Ania fa il suo lavoro, visto che è la potentissima Confindustria delle Assicurazioni. Invece l’Aci, come dice il nome stesso, dovrebbe difendere l’automobilista. Ma dal momento che vive in un mondo tutto suo, e giacché è un duplicato del Pubblico registro automobilistico, non si capisce bene quale sia il senso dell’esistenza dell’Aci: secondo voi?

IlCarrozziere.it

Ultim’ora, dal Corriere della sera:

Una tassa chiamata Aci : 191 milioni ogni anno per un registro inutile