RISCHIO RUMORE: GLI EFFETTI SULL’ ATTIVITÀ LAVORATIVA ED EXTRA-LAVORATIVA
Una nota informativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro si sofferma sui rischi di esposizione al rumore.
La gravidanza, gli effetti negativi del rumore, l’incremento di infortuni, lo stress e le contromisure per ridurre l’esposizione
È ormai assodato che la prolungata esposizione a rumori elevati durante l’attività professionale rappresenta circa il 40% dei casi di malattie professionali riconosciuti in Italia. E dunque il rumore è una delle maggiori cause di inquinamento ambientale ed un preoccupante fattore di rischio per la popolazione lavorativa, con particolare riferimento alle attività industriali, alle attività artigianali, alle attività edili, alle attività commerciali/ricreative e all’uso di numerose attrezzature di lavoro.
Per parlare di rischio rumore, ci soffermiamo su alcune “note informative in materia di salute e sicurezza sul lavoro” prodotte e pubblicate dall’IIS “Giancarlo Vallauri.
Si presentano cenni di acustica e di anatomia dell’orecchio e si riportano i vari effetti negativi del rumore, con riferimento agli effetti uditivi, agli effetti extrauditivi (o di tipo non specifico), alle sostanze ototossiche e al rapporto tra rumore e gravidanza.
Infatti in studi su donne esposte professionalmente al rumore (85 dB(A) per 8h al giorno) “è stato riscontrato un aumento della percentuale di disturbi mestruali, una riduzione della fertilità, del peso fetale alla nascita e della durata media della gravidanza. Infine è stata segnalata una correlazione tra esposizione a rumore durante la gravidanza e riduzione della capacità uditiva dei neonati alle alte frequenze”. In questo senso i datori di lavoro “sono tenuti a valutare natura, grado e durata dell’esposizione al rumore delle lavoratrici gestanti; qualora sussista un rischio per la sicurezza o per la salute della lavoratrice od un possibile effetto negativo sulla gravidanza, il datore di lavoro deve modificare le condizioni di lavoro della gestante per evitarne l’esposizione”. Ricordando che “l’uso di dispositivi di protezione individuale da parte della madre non protegge il feto da pericoli di natura fisica”.
Puntiamo ora la nostra attenzione sugli effetti del rumore sulla attività lavorativa ed extra-lavorativa.
Si possono creare i seguenti disturbi:
– disturbi della comunicazione: “i livelli di rumore che spesso si raggiungono per strada, nei giardini, sui balconi, interferiscono con la comunicazione. All’interno degli edifici, ove il livello continuo di rumorosità esterna raggiunga 70 dB(A), il rumore è tale da obbligare gli occupanti a chiudere le finestre per potersi parlare. In linea di principio negli ambienti abitativi il rumore non dovrebbe eccedere 40÷45 dB(A), valore che è spesso superato a causa del rumore del traffico, anche a finestre chiuse;
– disturbi del sonno: i disturbi del sonno cominciano con livelli di rumore stazionario continuo pari a 30 dB(A). In situazioni particolari si osservano disturbi del sonno anche a livelli inferiori”. Il parametro più importante di esposizione al rumore a tal fine è “comunque rappresentato dal livello massimo di esposizione. Si dimostra altresì che in presenza di traffico pesante in ore notturne e ove non siano rispettati i valori raccomandati, si possono manifestare sintomi quali malumore, stanchezza, mal di testa e ansia;<
– disturbi psichici: il rumore può interferire con le attività mentali che richiedono molta attenzione, memoria ed abilita nell’affrontare problemi complessi. Le strategie di adattamento (come regolare o ignorare il rumore) e lo sforzo necessario per mantenere le prestazioni sono state associate ad aumento della pressione arteriosa e ad elevati degli ormoni legati allo stress. Il rumore inoltre contribuisce, quando ritenuto soggettivamente molto fastidioso o ripetuto e troppo prolungato, ad aumentare comportamenti aggressivi in alcuni soggetti predisposti;
– incremento del rischio di infortuni – Il rumore può essere la causa di infortuni: in quanto rende meno udibili e comprensibili ai lavoratori le parole e i segnali acustici; in quanto può coprire il suono di pericoli in avvicinamento o di segnali di allarme (per esempio, le indicazioni di inversione di marcia dei veicoli); in quanto distrae i lavoratori, ad esempio i conducenti; in quanto contribuisce a innalzare lo stress sul lavoro. Quest’ultimo aumenta il carico cognitivo e, di conseguenza, la probabilità di errori.
– stress sul lavoro: lo stress sul lavoro si verifica quando le esigenze dell’ambiente di lavoro superano la capacita del lavoratore di farvi fronte (o di controllarle). Lo stress sul lavoro e dovuto a numerose concause (fattori che causano stress) ed è raro che sia un singolo fattore a provocare l’insorgenza di stress di questo tipo. Il modo in cui il rumore influenza i livelli di stress percepiti dai lavoratori dipende da una serie di fattori che include: la natura del rumore, incluso il suo volume, tono e prevedibilità; la complessità dell’operazione eseguita dal lavoratore (per esempio, altre persone che parlano possono costituire un fattore di stress quando l’operazione in corso richiede estrema concentrazione); il tipo di occupazione del lavoratore; il lavoratore stesso (l livelli di rumore che in alcune circostanze possono contribuire allo stress, specialmente quando la persona è stanca, in altri casi possono risultare innocui)”.
LOTTA CONTRO IL RUMORE:
nel mondo del lavoro può essere necessario adottare alcune soluzioni ed accorgimenti per ridurre l’esposizione al rumore dei lavoratori. Ad esempio, con riferimento ai settori artigianali, produttivi e cantieristici, si possono adottare <contromisuremediante:
– riduzione della formazione del rumore alla fonte: impiego di macchine silenziate (chi acquista macchine e apparecchi silenziosi non ha più bisogno di combattere il rumore); ricorso a processi lavorativi più silenziosi; eliminazione delle esposizioni estreme (come quelle indotte per esempio da colpi eccessivi o impatti da grandi altezze); adozione di mezzi ben dimensionati e sistemi di lavorazione appropriati; corretta manutenzione delle attrezzature di lavoro;
– misure di organizzazione ambientale: separazione (confinamento) delle sorgenti rumorose dalle altre lavorazioni; aumento della distanza tra la sorgente rumorosa e i posti di lavoro; insonorizzazione delle sorgenti di rumore;
– protezione personale dell’udito: informazione ai lavoratori; segnalazione delle zone rumorose; utilizzo dei dispositivi di protezione individuale contro il rumore; attivazione della sorveglianza sanitaria;
– organizzazione del lavoro: riduzione della durata dei lavori rumorosi; introduzione di turni di lavoro; esecuzione dei lavori rumorosi fuori dalle ore fisse di lavoro.
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Elisabetta Tarantino
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