Di tanto in tanto, i mass media si ricordano di una parola chiave per l’esistenza dell’essere umano: qualità. Sta accadendo anche in queste ore. Al centro dell’attenzione, c’è il sushi. Vi chiederete: ma che diavolo c’entra il sushi con Federcarrozzieri? C’entra eccome. Infatti, a Milano, dove c’è un’offerta enorme a livello di ristorazione, parecchia gente si sta catapultando al pronto soccorso. Soffre di feroce mal di testa, nausea, rossore sul viso e sul collo. Si sente soffocare: è la sindrome sgombroide, una patologia dovuta all’ingestione di pesce alterato. Ma perché codesti individui hanno mangiato sushi marcio? Perché pensavano che fosse sushi normale, conservato bene. Il truffatore ha finto con stile e classe: “vieni da me a mangiare giapponese, low cost; non andare da quelli più costosi che ti rifilano un prodotto analogo”. Il problema è che il sushi marcio è ai più non riconoscibile: il consumatore medio non lo distingue dal sushi sano. Attratto e stordito da scritte in giapponese che rendono il tutto così magico.

Dal pesce al carrozziere il passo è breve. Ovviamente, non un carrozziere qualunque, ma un riparatore marcio. Ne esistono eccome (non tutti, sia chiaro). Il carrozziere marcio è stracolmo di amici: le compagnie assicurative. Viene sponsorizzato, di lui si dice un gran bene. Lavora alle tariffe della manodopera imposte dalle assicurazioni. È ultra rapido. Porti l’auto in officina e, come in una catena di montaggio pachistana, la macchina è pronta in fretta. Tutto… presto e bene. Low cost. Che bello.

Domanda: l’automobilista medio si accorge che la vettura è stata riparata alla brutto cane? No. Anzi. Magari la vede luccicare, e reputa che sia stato fatto un lavoro coi fiocchi. Se sale a bordo, intuisce che la macchina è stata aggiustata alla carlona? No. Figuriamoci. Serve un pilota provetto per annusare che il veicolo è storto. E allora, quando può emergere il guaio? Ossia, il sushi marcio quando agisce su stomaco e intestino? Dopo qualche tempo, non mentre lo mastichi. Percorri qualche chilometro e ti piove dentro l’auto, attraverso il parabrezza. Oppure qualcosa non quadra durante un’accelerazione o una frenata, perché il mezzo non è del tutto calibrato ed equilibrato. O la vernice va via in fretta. O la tinta si rovina per via della polvere.

A quel punto, l’automobilista capisce che è stato fregato. Cosa fa: va dal ristoratore a dirgli che il sushi era marcio? Macché. Si aprirebbe una controversia sconfinata, con la difficoltà di dimostrare che l’auto è ko per via di una pessima riparazione. Così come, d’altronde, risulta arduo provare che il mal di pancia è dovuto al sushi orrido. Allora, il cittadino va dal dottore, che sorride, analizza, risolve, placa: il carrozziere indipendente. Il carrozziere di qualità. Con esperienza alle spalle. Che lavora con una tariffa di manodopera onesta e ragionevole. Che paga le tasse e rispetta i quattordicimila cavilli burocratico-amministrativi.

Il carrozziere di qualità favorisce anche la sicurezza stradale: l’auto sana, riparata bene, è sicura. L’auto marcia, riparata male, è una mina vagante. Quando qualche politico parla di riparazione in forma specifica e di abolizione delle cessione di credito, sta automaticamente tirando picconate alla sicurezza stradale.

La qualità, signori, la qualità. Una parola che ci distingue dagli ippopotami.