Con l’arrivo di settembre cominciano a prendere forma le prime azioni legali contro le compagnie assicurative, accusate di negare i risarcimenti appoggiandosi a cavilli e clausole poco trasparenti, come quelle che riguardano i danni causati dalla grandine. Il Movimento Consumatori ha avviato cause pilota per tutelare gli automobilisti, accusando le compagnie di aver ingannato i clienti inserendo queste clausole in modo nascosto nei contratti di polizza.
Le assicurazioni, infatti, respingono le richieste di rimborso utilizzando pretesti e strategie. Il numero di automobilisti in cerca di assistenza legale è in costante aumento, poiché si trovano a dover affrontare compagnie che si oppongono agli indennizzi. Le auto, sempre più danneggiate da grandinate violente, subiscono danni per migliaia di euro, mentre i premi assicurativi continuano a salire.
Tuttavia, anche chi ritiene di essere coperto da polizze contro gli eventi atmosferici e ha pagato la franchigia, si imbatte in sgradite sorprese: i danni vengono rimborsati solo parzialmente, oppure non sono coperti affatto, e le riparazioni risultano spesso eseguite in modo superficiale o non conforme agli standard.
A sollevare la questione è il Movimento Consumatori, con sede in Piemonte e guidato dall’avvocato Marco Gagliardi. L’associazione ha rilevato un netto aumento delle richieste di assistenza da parte degli automobilisti, in particolare dopo le violente grandinate di agosto che hanno colpito la regione, i quali ora si trovano a scontrarsi con compagnie assicurative riluttanti a riconoscere i risarcimenti. Alla base di tali rifiuti spesso si trovano clausole nascoste o condizioni che i clienti non ricordano di aver sottoscritto al momento del contratto. Per questo motivo, l’associazione consiglia ai consumatori di esaminare attentamente le loro polizze prima di rivolgersi a una carrozzeria, per evitare spiacevoli sorprese. Il Movimento Consumatori ha già inviato segnalazioni all’Antitrust e all’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) per denunciare pratiche commerciali scorrette e ingannevoli, ma in molti casi si rende necessario avviare azioni legali per risolvere le controversie, con il rischio di affrontare lunghe attese e costi aggiuntivi.
L’avvocato Sonia Monteleone, specialista in assicurazioni per il Movimento Consumatori, evidenzia che le compagnie trovano spesso motivazioni per non pagare, limitando o ostacolando i risarcimenti. Un caso recente ha riguardato polizze sottoscritte online, che coprono i danni da grandine solo se l’assicurato era già cliente l’anno precedente, una clausola nascosta tra le condizioni generali e poco conosciuta dagli automobilisti. Un esempio concreto è quello di un cliente che ha subito danni per un totale di 6.880 euro, ma la compagnia ha rifiutato il risarcimento in assenza della polizza dell’anno precedente.
Un altro problema riguarda l’obbligo di rivolgersi a officine convenzionate per ottenere il rimborso completo, altrimenti viene applicata una franchigia. Oltre ai lunghi tempi di attesa, c’è il rischio che le riparazioni non siano eseguite a regola d’arte, poiché le officine convenzionate operano con tariffe ridotte e devono ottenere l’approvazione della compagnia per la sostituzione di parti danneggiate. Spesso, infatti, le tecniche come il “tirabolli” non sono sufficienti, poiché la grandine può provocare microfratture sulla vernice.
Un’ulteriore questione emersa di recente è la riduzione dei massimali di copertura. Dopo le recenti ondate di grandine, molte compagnie hanno abbassato i limiti massimi di risarcimento a 1.500 euro, nonostante il valore del veicolo sia ben superiore. Inoltre, i consumatori devono tener conto della clausola del “degrado”, che riduce il rimborso per la sostituzione delle parti a seconda dell’usura del veicolo.